sabato 26 novembre 2016

Il cane aspetta per sei giorni la padrona fuori dall'ospedale in cui era ricoverata. La fedeltà di Maya




Non ha voluto allontanarsi nemmeno un attimo dall'ospedale: Maya, una Akita Inu, razza canina giapponese che si caratterizza per la sua fedeltà e la lealtà verso la sua famiglia, per sei giorni ha aspettato pazientemente all'esterno della struttura di poter rivedere la sua padroncina. Sandra Iniesta, ventiduenne, proprietaria del cane, era ricoverata all'ospedale di Elda, ad Alicante, a causa di un attacco di appendicite.





Non ha voluto allontanarsi nemmeno un attimo dall'ospedale: Maya, una Akita Inu, razza canina giapponese che si caratterizza per la sua fedeltà e la lealtà verso la sua famiglia, per sei giorni ha aspettato pazientemente all'esterno della struttura di poter rivedere la sua padroncina. Sandra Iniesta, ventiduenne, proprietaria del cane, era ricoverata all'ospedale di Elda, ad Alicante, a causa di un attacco di appendicite. Nonostante i tentativi di portarla via, la cagnolina non si è mossa da lì: infermieri, medici e passanti si sono accorti della sua presenza e se ne sono presi cura. Dopo sei giorni, Maya e la sua padroncina si sono riunite: "Rivederla non ha avuto prezzo", ha scritto la Iniesta su Twitter.




sabato 5 novembre 2016

Animali, Lav presenta rapporto su zoomafie «In Sicilia Antoci ha fatto cosa rivoluzionaria»



Non solo mancanza di rispetto nei confronti degli animali, ma soprattutto interessi economici - a volte milionari - che attirano la criminalità organizzata. È la fotografia che emerge dal rapporto zoomafia 2016 presentato da Lav. L'associazione animalista ha presentato il nuovo report, realizzato dal responsabile dell'osservatorio Ciro Troiano. I dati raccolti riguardano otto tipologie di reato legate - dall'uccisione al maltrattamento, dai combattimenti e dalle competizioni non autorizzate all'abbandono, passando per i reati venatori, il traffico illecito e gli spettacoli e le manifestazioni vietate - e provengono da quasi il 70 per cento delle procure italiane, ovvero quelle che hanno fornito i numeri riguardanti i procedimenti giudiziari aperti. I reati contro gli animali rappresentano in Italia un fenomeno tutt'altro che secondario. Si stima, infatti, che in Italia vengano aperti 24 fascicoli al giorno, con una persona indagata ogni 90 minuti. I crimini maggiormente commessi nel 2015 hanno riguardato i maltrattamenti (30,65 per cento e 1343 indagati), seguiti dall'uccisione (28,23 per cento) e dai reati venatori (21 per cento). Ciò non significa che quelli più rari, almeno stando ai dati ufficiali, siano da trascurare: a partire dai combattimenti tra animali che, pur avendo interessato l'anno scorso soltanto 17 procedimenti giudiziari, rimane tra gli aspetti più crudeli degli abusi sugli animali. I dati, peraltro, non sempre rilasciano un'istantanea esatta della realtà. A farlo notare, in tal senso è la stessa Lav, riflettendo sui numeri provenienti da alcune aree in cui i reati contro gli animali sembrerebbero praticamente inesistenti. «Il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti - si legge nel rapporto -, pur essendo stati commessi restano, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati». A incidere, inoltre, sono le denunce a carico di ignoti, che spesso non consentono di arrivare a individuare i responsabili. «Dei procedimenti a carico di ignoti la stragrande maggioranza è destinata ad essere archiviata», continuano gli animalisti. Parlando dei processi, meno del 30 per cento arriva a sentenza, mentre per gli altri scatta la prescrizione. E così se ci sono procure come quella di Trapani e Sciacca in cui i reati contro gli animali risultano marginali - rispettivamente otto e 12 fascicoli aperti nel 2015 -, altre sono decisamente più interessate. È il caso di Catania che con 175 procedimenti risulta la quinta procura italiana ad aver più indagato. Siracusa è la nona (140), mentre Palermo si trova all'undicesimo posto con 130 fascicoli. All'interno del rapporto ampio spazio viene dato al ruolo di Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi che, per il suo impegno contro la mafia dei pascoli, è stato vittima di un attentato a maggio. Dal quale è rimasto illeso, soltanto per il pronto intervento della scorta. Antoci è finito nel mirino della criminalità organizzata dopo essere stato promotore del protocollo di legalità che ha portato alla luce gli interessi delle cosche nei pascoli messinesi. Affari plurimilionari, con società riconducibili a esponenti mafiosi che riuscivano ad aggiudicarsi importanti finanziamenti europei. Nelle zone montuose i reati contro gli animali si caratterizzano per furti di bestiame e macellazione clandestina. «L’abigeato, reato da sempre sottovalutato, è in realtà un vero business per la criminalità organizzata», afferma Lav, ricordando che l'anno scorso nell'Isola «si sono registrati più di 12mila animali da allevamento rubati o smarriti». Furti che a volte potrebbero essere simulati «per coprire la presenza di animali ammalati che vengono poi macellati clandestinamente o per evitare lo smaltimento di esemplari morti negli allevamenti». Le città, invece, rimangono teatro di un altro genere di reati, come i già citati i combattimenti. In tal senso, a far parlare non sono solo i fatti accaduti dei due principali capoluoghi di provincia ma anche in altre realtà come Trapani, dove a gennaio 2015 veniva trovato un pit bull «dagli agenti di polizia municipale nel parcheggio» di un centro commerciale, con l'animale che «mostrava cicatrici sul muso e ferite più recenti sulle zampe». Scenario ancora più violento, a giugno 2015, quando durante un sopralluogo in casa di un pregiudicato le guardie zoofile «hanno trovato su un terrazzo il corpo senza vita di un pit bull». Altri casi di combattimento sono stati registrati a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. I reati in Sicilia riguardano poi le corse clandestine di cavalli, con non solo Catania e Palermo a registrare competizioni illegali nelle strade cittadine, ma anche Messina, con il quartiere Giostra scenario principale e gli animali ribattezzati con «nomi di battaglia che vanno da quelli dei boss», come Totò Riina e Provenzano, a personaggi come Bin Laden. Segnalazioni di corse sono arrivate anche da Scicli e Acate, in provincia di Ragusa. Importante, poi, il fenomeno dell'allevamento e della vendita illegale degli animali. A riguardo nel rapporto si ricorda il ritrovamento a Licata, in provincia di Agrigento di «48 cani tra cui Jack Terrier, nonché sei cuccioli, erano tenuti in condizioni ambientali tali da provocarne sofferenze fisiche e comportamentali». Spazio poi al bracconaggio, con la Sicilia interessata in modo particolare in più punti del proprio territorio. Gli animali, infine, vengono utilizzati anche a livello simbolico. Per intimidire e mandare messaggi inequivocabili. È il caso delle teste di capretto: due di esse sono state inviate a un esponenti politici di Mascali e Acireale, in provincia di Catania.

Animali, Lav presenta rapporto su zoomafie «In Sicilia Antoci ha fatto cosa rivoluzionaria»



Non solo mancanza di rispetto nei confronti degli animali, ma soprattutto interessi economici - a volte milionari - che attirano la criminalità organizzata. È la fotografia che emerge dal rapporto zoomafia 2016 presentato da Lav. L'associazione animalista ha presentato il nuovo report, realizzato dal responsabile dell'osservatorio Ciro Troiano. I dati raccolti riguardano otto tipologie di reato legate - dall'uccisione al maltrattamento, dai combattimenti e dalle competizioni non autorizzate all'abbandono, passando per i reati venatori, il traffico illecito e gli spettacoli e le manifestazioni vietate - e provengono da quasi il 70 per cento delle procure italiane, ovvero quelle che hanno fornito i numeri riguardanti i procedimenti giudiziari aperti. I reati contro gli animali rappresentano in Italia un fenomeno tutt'altro che secondario. Si stima, infatti, che in Italia vengano aperti 24 fascicoli al giorno, con una persona indagata ogni 90 minuti. I crimini maggiormente commessi nel 2015 hanno riguardato i maltrattamenti (30,65 per cento e 1343 indagati), seguiti dall'uccisione (28,23 per cento) e dai reati venatori (21 per cento). Ciò non significa che quelli più rari, almeno stando ai dati ufficiali, siano da trascurare: a partire dai combattimenti tra animali che, pur avendo interessato l'anno scorso soltanto 17 procedimenti giudiziari, rimane tra gli aspetti più crudeli degli abusi sugli animali. I dati, peraltro, non sempre rilasciano un'istantanea esatta della realtà. A farlo notare, in tal senso è la stessa Lav, riflettendo sui numeri provenienti da alcune aree in cui i reati contro gli animali sembrerebbero praticamente inesistenti. «Il numero dei reati ufficiali rappresenta solo una parte di quelli effettivamente compiuti. Molti - si legge nel rapporto -, pur essendo stati commessi restano, per motivi vari, nascosti e non vengono registrati». A incidere, inoltre, sono le denunce a carico di ignoti, che spesso non consentono di arrivare a individuare i responsabili. «Dei procedimenti a carico di ignoti la stragrande maggioranza è destinata ad essere archiviata», continuano gli animalisti. Parlando dei processi, meno del 30 per cento arriva a sentenza, mentre per gli altri scatta la prescrizione. E così se ci sono procure come quella di Trapani e Sciacca in cui i reati contro gli animali risultano marginali - rispettivamente otto e 12 fascicoli aperti nel 2015 -, altre sono decisamente più interessate. È il caso di Catania che con 175 procedimenti risulta la quinta procura italiana ad aver più indagato. Siracusa è la nona (140), mentre Palermo si trova all'undicesimo posto con 130 fascicoli. All'interno del rapporto ampio spazio viene dato al ruolo di Giuseppe Antoci, il presidente del Parco dei Nebrodi che, per il suo impegno contro la mafia dei pascoli, è stato vittima di un attentato a maggio. Dal quale è rimasto illeso, soltanto per il pronto intervento della scorta. Antoci è finito nel mirino della criminalità organizzata dopo essere stato promotore del protocollo di legalità che ha portato alla luce gli interessi delle cosche nei pascoli messinesi. Affari plurimilionari, con società riconducibili a esponenti mafiosi che riuscivano ad aggiudicarsi importanti finanziamenti europei. Nelle zone montuose i reati contro gli animali si caratterizzano per furti di bestiame e macellazione clandestina. «L’abigeato, reato da sempre sottovalutato, è in realtà un vero business per la criminalità organizzata», afferma Lav, ricordando che l'anno scorso nell'Isola «si sono registrati più di 12mila animali da allevamento rubati o smarriti». Furti che a volte potrebbero essere simulati «per coprire la presenza di animali ammalati che vengono poi macellati clandestinamente o per evitare lo smaltimento di esemplari morti negli allevamenti». Le città, invece, rimangono teatro di un altro genere di reati, come i già citati i combattimenti. In tal senso, a far parlare non sono solo i fatti accaduti dei due principali capoluoghi di provincia ma anche in altre realtà come Trapani, dove a gennaio 2015 veniva trovato un pit bull «dagli agenti di polizia municipale nel parcheggio» di un centro commerciale, con l'animale che «mostrava cicatrici sul muso e ferite più recenti sulle zampe». Scenario ancora più violento, a giugno 2015, quando durante un sopralluogo in casa di un pregiudicato le guardie zoofile «hanno trovato su un terrazzo il corpo senza vita di un pit bull». Altri casi di combattimento sono stati registrati a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. I reati in Sicilia riguardano poi le corse clandestine di cavalli, con non solo Catania e Palermo a registrare competizioni illegali nelle strade cittadine, ma anche Messina, con il quartiere Giostra scenario principale e gli animali ribattezzati con «nomi di battaglia che vanno da quelli dei boss», come Totò Riina e Provenzano, a personaggi come Bin Laden. Segnalazioni di corse sono arrivate anche da Scicli e Acate, in provincia di Ragusa. Importante, poi, il fenomeno dell'allevamento e della vendita illegale degli animali. A riguardo nel rapporto si ricorda il ritrovamento a Licata, in provincia di Agrigento di «48 cani tra cui Jack Terrier, nonché sei cuccioli, erano tenuti in condizioni ambientali tali da provocarne sofferenze fisiche e comportamentali». Spazio poi al bracconaggio, con la Sicilia interessata in modo particolare in più punti del proprio territorio. Gli animali, infine, vengono utilizzati anche a livello simbolico. Per intimidire e mandare messaggi inequivocabili. È il caso delle teste di capretto: due di esse sono state inviate a un esponenti politici di Mascali e Acireale, in provincia di Catania.

sabato 10 settembre 2016

Esplora il significato del termine: Balene guardiane, salvano gli animali marini dagli attacchi delle orche

Una balena nell’oceano Pacifico (Afp)




Esplora il significato del termine: Se sia una fortunata coincidenza o si tratti di un comportamento altruistico non è ancora chiaro per gli scienziati, ma le evidenze sono lampanti: sono numerose le volte in cui una megattera ha cercato di difendere altri animali dall’attacco di un’orca. Sul fenomeno ha indagato un recente studio, pubblicato sulla rivista Marine Mammal Science, che elenca i numerosi casi registrati negli anni e prova dare una spiegazione a questo curioso fenomeno. Il soccorso prestato dalle megattere non è diretto a una specie precisa: i cetacei sono infatti corsi in aiuto di foche, pesci luna, leoni marini.Se sia una fortunata coincidenza o si tratti di un comportamento altruistico non è ancora chiaro per gli scienziati, ma le evidenze sono lampanti: sono numerose le volte in cui una megattera ha cercato di difendere altri animali dall’attacco di un’orca. Sul fenomeno ha indagato un recente studio, pubblicato sulla rivista Marine Mammal Science, che elenca i numerosi casi registrati negli anni e prova dare una spiegazione a questo curioso fenomeno. Il soccorso prestato dalle megattere non è diretto a una specie precisa: i cetacei sono infatti corsi in aiuto di foche, pesci luna, leoni marini.

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 Il piccolo assalito Uno dei casi più eclatanti si è registrato nel maggio 2012, a Montego Bay, in California. Una balena grigia e il suo piccolo sono stati attaccati da un gruppo di orche; lo scontro ha causato la morte del piccolo balenottero. Sul luogo erano già presenti due megattere, ma subito dopo la morte del piccolo ne sono sopraggiunte altre quattordici, che hanno impedito alle orche di cibarsi del balenottero. Le megattere hanno vegliato sulla carcassa per ben sei ore e mezza, finché le orche non hanno abbandonato l’area. L’aiuto agli animali più indifesi Qualunque sia il motivo, non si tratta di un caso isolato. Come riassume lo studio, negli ultimi 62 anni la letteratura riporta ben 115 casi simili sparsi in diversi punti del mondo. La spiegazione scientifica più plausibile è che le megattere traggano beneficio dall’impedire alle orche di attaccare determinate prede. Quello che gli scienziati ipotizzano è che le megattere diventate adulte, memori degli attacchi che a propria volta potrebbero aver subito da qualche orca, cerchino di aiutare gli animali più indifesi, spesso nelle prime fasi di vita. Mentre alcuni scienziati, come Alisa Schulman-Janiger, ricercatrice del California Killer Whale Project, sono convinti che sia la storia personale del cetaceo a determinare l’eventuale soccorso offerto ad altre specie, ricercatori come Lori Martino del Whale Sanctuary Project, sono convinti che alla base ci sia un vero e proprio altruismo. Socialità ed empatia Secondo quanto riportato da Science Alert e National Geographic, i ricercatori dovranno continuare lo studio per sbrogliare la matassa: questi fenomeni derivano davvero dall’empatia dei cetacei o ci sono dei fattori ancora non individuati? L’unico dato comprovato da diversi studi è l’estrema socialità di questi mammiferi, che rimane però solo una delle spiegazioni plausibili a questo fenomeno.

martedì 8 marzo 2016

Dall'isola di Aoshima inviano un SOS per i gatti senza cibo e...

Sull' isola di Aoshima, anche conosciuta come l'Isola dei Gatti, sita nella Prefettura di Ehime nel sud del Giappone, di recente è venuto a scarseggiare il cibo per i mici a causa delle cattive condizioni climatiche. Preoccupati di non poter sfamare i numerosi abitanti a 4 zampe, i residenti umani di Aoshima hanno lanciato un SOS via internet. “Per favore inviateci cibo per i gatti,” diceva il Tweet postato da uno degli abitanti dell'isola che provvede alla cura dei piccoli felini. “Non ci sono negozi dove comprare il cibo ad Aoshima. Le persone qui acquistano il necessario prendendo il traghetto fino alla terraferma. Ma durante l'inverno è estremamente ventoso e il servizio è spesso sospeso.” Alcuni giorni dopo l'isola è stata ricoperta di donazioni tanto che con un altro Tweet hanno dovuto chiedere di fermare le spedizioni, in quanto avevano ricevuto piú di quanto si erano aspettati e non c'era piú spazio nel magazzino. “Avremo scorte fino ad Aprile, grazie a tutti!”



mercoledì 10 febbraio 2016

Cane disabile adottato da un asino



Un'altra grande lezione di amore al di lá della specie che arriva dal mondo degli animali: uncane disabile è stato adottato da un asino. A raccontare la storia della loro amicizia è Felice Caputo, il padrone di Kolima, il cane, e di Paolo, l'asino. Kolima è un Pastore dell'Anatolia che soffre della Sindrome di Wobbler, una malattia congenita neurologica per colpa della quale si regge in piedi a fatica, cammina in modo traballante, e passa la maggior parte della giornata accucciato. Ma Kolima è anche un cucciolo di poco più di un anno, e vorrebbe giocare e correre come tutti. Paolo è un asino di sei anni, arrivato in famiglia fin dallo svezzamento. L'unico momento della giornata in cui Kolima trova le energie per alzarsi e giocare è quando Felice lo porta da Paolo. Paolo, dopo un primo momento di indifferenza, ha preso Kolima sotto la sua ala protettiva, si è reso conto delle sue difficoltà motorie e, per farlo giocare e dargli calore, fa cose incredibili. Insieme sono uno spettacolo!!


SEGUITE IL LINK PER IL VIDEO:

https://www.facebook.com/felicecaputo/videos/10154594765780961/?pnref=story

martedì 19 gennaio 2016

12 gatti sorridenti che ti cambieranno la giornata. Adorabili!

12 gatti sorridenti che ti cambieranno la giornata. Adorabili!

ECCO LA GALLERY

I nostri gatti sono capaci di darci tantissimo amore, ci stanno accanto e ci coccolano quando ne abbiamo più bisogno. Tutto questo ce li fa amare smisuratamente tanto che per molti sono dei compagni di vita davvero inseparabili. Questi particolari gattini, però, sono talmente allegri e gioiosi che è impossibile non lasciarsi travolgere dalla loro bellezza e della loro felicità. Questo primo gattino proprio non ce la fa a trattenersi e la sua risata risolleverebbe la giornata di qualsiasi padrone, anche nelle peggiori delle situazioni.